Lunedì 22 maggio 2017 ore 17.00
Auditorium ICBSA, Palazzo Mattei di Giove, Via Caetani 32 – Roma
La parola sacro deriva dal Latino sacer (arcaico sakros) che riprende la radice dell’Accadico saqāru (“invocare la divinità”) e anche sakāru (“sbarrare, interdire”) e saqru (“elevato”). Le sillabe Sac-, sak-, sag- indicano il significato di aderire, attaccarsi alla divinità. Il verbo sanscrito sac-ate significa seguire, accompagnare e, in senso più ampio, adorare.
Pertanto il termine sacro raffigura tanto l’unione con l’ambito del divino, normalmente interdetto a quello del profano, quanto la separazione – che testimonia appunto la santità – del sacro dal profano.
Nonostante l’esperienza quotidiana segnali sempre più fortemente le forme della secolarizzazione – con la progressiva abolizione dei ‘recinti sacri’ corrosi mano a mano dal disincanto e da una superficialità consumistica forse poco opportuna – il fascino e l’interesse per il sacro sembrano permanere anche nella modernità: molti elementi spingono a credere che i rapporti tra scienza e sacro, razionalità e mistica, sapere visibile e sapere invisibile si conservino anche nel prossimo futuro.
Questi ragionamenti riguardano, per lo più, il Nord del mondo trasformato da un processo di secolarizzazione inarrestabile.
Diverso è il rapporto intrattenuto con il sacro dal Sud del mondo, cioè America Latina, Africa ed Estremo Oriente. In queste zone il sacro non soltanto sopravvive, ma cresce sia nelle forme tradizionali, sia all’interno dei grandi ‘risvegli’ rappresentati dai movimenti pentecostali (600 milioni di fedeli) e dai fondamentalismi. Anche a causa dell’esplosione demografica si prevede che tra le popolazioni più povere del pianeta, questa dimensione del sacro verrà mantenuta ancora a lungo. Si tratta di un sacro emozionale per il quale le religioni storiche mostrano qualche preoccupazione, trattandosi di una forma non ecclesiale e praticamente incontrollabile.
Quali siano le forme del sacro capaci di esprimere una religiosità autonoma, libera e individuale, è la domanda che ci si pone, in un’epoca in cui per lo più prevale l’assenza delle religioni istituite. La risposta va ricercata tanto negli ambiti sociali, in cui nuove pratiche si vanno via via affermando, quanto nei linguaggi artistici – quello musicale in primis – attraverso i quali i contenuti inconsci vengono veicolati più liberamente.
In particolare la produzione discografica manifesta, nella ricchezza di proposte e nei generi più disparati, un pullulare di idee attinenti al sacro o, quanto meno, prossime ad esso.
Nelle diversificate proposte del sacro contemporaneo, alcuni elementi sembrano ricorrenti:
- il sentimento di grande solitudine interiore dell’individuo;
- i nuovi bisogni;
- le disposizioni spirituali nella nostalgia di altri mondi (es. quelli orientali) e per il perfezionamento del Sé;
- la centralità dell’esperienza nei consumi e negli sport estremi;
- le nuove forme del sacro all’interno delle istituzioni religiose etnicamente fondate;
- il sacro civile presente in nuovi movimenti sociali e nei fenomeni autonomistici;
- la vaporosità dei confini tra sacro e profano nelle società in rapida mutazione.
Ne consegue l’osservazione di un’urgenza di separazione per una porzione dell’esperienza umana – resa quindi sacra – dalla quotidianità. Probabilmente la percezione dell’inarrestabile processo di secolarizzazione, nel Nord del mondo, costituisce il principale l’ostacolo per la comprensione della religiosità contemporanea e delle sue forme di sacro.
L’Istituto Psicoanalitico per le Ricerche Sociali, in collaborazione con l’Istituto Centrale per i Beni Sonori e Audiovisivi, recuperando la spinta degli Incontri di Musica Sacra Contemporanea di Sandro Gindro, propone un’esplorazione del sacro contemporaneo attraverso una ricerca musicale.
Lunedì 22 maggio è in programma una Prova d’ascolto di musica sacra contemporanea, in parte eseguita dal vivo ed in parte recuperata dagli archivi dell’ICBSA (Discoteca di Stato), nell’Auditorium della Discoteca di Stato, in via Caetani 32.
Da settembre è previsto un ciclo di 4 concerti: due esecuzioni dal vivo – con orchestra da camera, canto e voce recitante – alternate a due ascolti dagli archivi ICBSA.
Intervengono:
Massimo Pistacchi, Raffaele Bracalenti, Pietro De Santis, Paolo Lepore, Enrico Marocchini
Marta Vulpi (soprano) e Roberto Murra (pianoforte) eseguono brani di Sandro Gindro (Un cammino di luce, testo di Renzo Rossi), Enrico Marocchini (La Costellazione di Gerusalemme, testo di Georges de Canino), Olivier Messiaen (Première Communion de la Vierge)
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Igor Stravinskij (Il Re delle stelle), Terry Riley (A Raimbow in Curved Air)
dagli archivi IC-BSA
Ingresso libero
Info: ic-bsa@beniculturali.it
segreteria@iprs.it
Chi era Sandro Gindro: link wikipedia