Il tema della devianza minorile suscita, periodicamente, stupore e preoccupazione. Nonostante le statistiche sulla devianza in generale, e di quella minorile in particolare, dimostrino un trend tendenzialmente in diminuzione, come ben sottolineato da una recente pubblicazione di Didier Fassin, Punire. Una passione contemporanea (Feltrinelli, 2018), la percezione diffusa nella cosiddetta società civile è quella di una crescente apprensione e intolleranza verso i fenomeni criminosi. Spesso questa inquietudine provoca la richiesta di azioni più repressive e poco o nulla ci s’interroga su come i sistemi di giustizia operino nel tentativo di riabilitare e reintegrare il reo nella società.
La Giustizia Minorile in Italia ha sempre fatto prevalere il valore educativo del lavoro con i minorenni che commettono reati, scelta che pone il nostro sistema tra quelli più avanzati in Europa, non può, invece, sottrarsi alla costante necessità di verificare e eventualmente ripensare prassi e strumenti di intervento.
Questo è ancor più vero in quei contesti in cui, purtroppo, l’azione di prevenzione e recupero dei ragazzi che entrano in contatto con la giustizia appare più complicata. Le regioni del Mezzogiorno e, in particolare, Calabria e Campania hanno visto, infatti, negli ultimi anni il presentarsi, o forse sarebbe meglio dire un ripresentarsi, di fenomeni preoccupanti: dalle paranze dei minorenni nel napoletano, al coinvolgimento di ragazzi giovanissimi in fenomeni di criminalità organizzata in Calabria. Questi fenomeni allarmanti sono strettamente legati al riaffacciarsi di una crisi economica nelle regioni del Sud che le ha ancora una volta impoverite anche in termini di risorse sociali ed educative. In contesti socialmente deprivati, con tutte le agenzie educative di presidio della legalità rese più fragili dalla crisi economica, il lavoro già complesso della giustizia minorile viene così messo, ancora di più, a dura prova.
A partire da queste considerazioni Roberto Di Bella, Presidente del Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria, ha dato vita a un protocollo, il cosiddetto Protocollo Liberi di scegliere, con l’obiettivo di sperimentare azioni innovative capaci di coinvolgere, in uno stesso sforzo di fare meglio e di più, diversi attori pubblici e del privato sociale. Sulla scia di questa iniziativa il Ministero della Giustizia minorile ha inteso dar vita ad una progettualità, Liberi di scegliere per l’appunto, con l’obiettivo di sostenere e rafforzare questo sforzo ma, soprattutto, contribuire ad avviare un processo di ripensamento delle partiche di lavoro degli Uffici della giustizia minorile nelle due regioni del Sud.
L’IPRS, con KPMG, si sono aggiudicate questo progetto, con una proposta che trova i suoi punti di forza nella capacità di proporre un’analisi approfondita sulle differenze storiche e sociali tra camorra e ‘ndrangheta; nella sperimentazione, tra i primi in Italia, di strumenti di profilatura psicologica e criminologica in uso in molti sistemi avanzati; nella predisposizione di strumenti di lavoro innovativi con le famiglie; nell’azione di ripensamento del lavoro di rete con le agenzie educative e, infine, nella sperimentazione di 50 percorsi di presa in carico di minori ad elevato livello di complessità sotto il profilo sociale e criminologico.
Il progetto Liberi di Scegliere, data l’importanza del lavoro svolto nel corso della prima annualità, è stato esteso e potenziato grazie ai fondi messi a disposizione dal Ministero della Giustizia – Dipartimento Giustizia Minorile e di Comunità, fino al mese di Giugno 2022
In questo nuovo anno di servizio si realizzeranno percorsi di accompagnamento dedicati ai minorenni autori di reato, provenienti da contesti socio-familiari vicini alla criminalità organizzata, in contesti specifici delle regioni Calabria, Campania e Sicilia.
Sul modello di quanto finora realizzato, il progetto intende proseguire le attività di ricerca nei territori coinvolti (soprattutto in Sicilia, nuovo ambito di intervento rispetto alla prima annualità), producendo un’analisi approfondita delle procedure di presa in carico, delle prassi d’intervento, delle biografie dei ragazzi e delle loro famiglie.
Portare avanti la sperimentazione della profilatura psicologica e criminologica in uso in molti sistemi avanzati; predisporre strumenti di lavoro innovativi con le famiglie e con i ragazzi; proseguire il ripensamento del lavoro di rete con le agenzie educative e gli altri servizi territoriali. La fase operativa del progetto prevede la presa in carico di 30 ragazzi che si aggiungono ai 60 già in carico al PON, per definire e attuare i piani educativi individualizzati e di sostegno integrato.
"Liberi di Scegliere" on line
"Minori di camorra e 'ndrangheta" - Storie famigliari a confronto
Seminari Internazionali sulla Giustizia Riparativa
Ciclo di 4 incontri a livello europeo sulla giustizia riparativa attraverso il coinvolgimento di esperti provenienti da Francia, Svezia, Irlanda del Nord e Spagna. Un’occasione per riflettere e confrontarsi, tramite l’ascolto delle esperienze europee e potenziare, attraverso nuovi stimoli, la giustizia riparativa in Italia.