Questa affermazione del filosofo greco Talete ha sempre affascinato Sandro Gindro che la ripeteva spesso nei suoi discorsi e nel parlare quotidiano.
Le sue drammaturgie sono colme di voci, di corpi che testimoniano l’esistenza di un Dio, Eros, nascosto e impalpabile, irraggiungibile ma presente. Corpi che si esprimono, ed esprimendosi non fanno altro che manifestare il Sacro che è dentro di loro.
Per questo ho cercato di riprodurre le voci di una sacralità che ad un primo esame sembra nascosta; le ho definite “oblique” cercando di cogliere nei personaggi teatrali la complessità di una apparenza terrena sempre permeata dalla presenza del divino: i desideri di un travestito, l’ambiguità di corpi che cercano il contatto, vecchi ancora stupiti della banalità del male, le diavolerie dei benpensanti, l’amore per gli animali di San Francesco. Il sesso è un elemento fondamentale che nei testi di Gindro (come nelle opere di Pierpaolo Pasolini) diviene la cifra attraverso cui il Sacro si palesa: una forma di conoscenza in grado di accendere il fuoco della relazione d’amore.
Nel teatro la parola diventa corpo e sangue secondo Tentori: Gindro cambia accento e sostiene, attraverso la sua opera teatrale, che il teatro è Teofania, manifestazione di una divinità tutta da scoprire, celata dietro l’apparente semplicità della natura.
Le sue canzoni e la sua musica, elaborate da Patrizio Fariselli, permeano tutta la pièce, costruendo una “drammaturgia parallela” che, tra squarci lirici e momenti meditativi in cui è protagonista assoluta, si intreccia saldamente alla parola.
Questa mise en space rappresenta il primo studio di uno spettacolo che l’Associazione Culturale Psicoanalisi Contro – Compagnia Teatrale Sandro Gindro si accinge a realizzare nel ventesimo anno dalla scomparsa del suo fondatore.”

di Francesco Pezzella